L'esecuzione di indagini non distruttive si pone come elemento base da seguire negli interventi in campo archeologico allo scopo principale di raggiungere gli obiettivi migliori senza incidere sull'oggetto indagato, limitando gli elevati costi di scavo e l'altissima probabilità di danneggiare i reperti.
. Tra le varie tecniche di prospezione geofisica, il metodo magnetico è tra i più indicati per lo studio di aree archeologiche per la rapidità di investigazione, per la conseguente economicità di impiego e per la facilità nel trasporto dell'attrezzatura grazie. E' un metodo passivo in quanto si captano segnali già presenti nel sottosuolo e il suo utilizzo è consigliabile in presenza di terreni con un basso valore di resistività elettrica (es. argilla) e di strutture con comportamento magnetico (es. focolai e terrecotte). 
Il principio su cui si basa la prospezione magnetica è la misura delle variazioni del campo magnetico terrestre, o del suo gradiente. Tali variazioni sono legate al contrasto di suscettività magnetica tra le strutture archeologiche ed il terreno che le ingloba.
. Le misure magnetometriche possono essere effettuate sulla superficie del terreno, in galleria, in aereo, in mare e lungo i fori di sonda. Dal punto di vista operativo, per ottenere misure attendibili, occorre evitare i disturbi causati dai campi magnetici indotti da correnti elettriche o corpi metallici che falsano i risultati dell'indagine. In genere, fissato un punto di partenza, si eseguono misure su aree definite, valutando il campo magnetico terrestre lungo profili o mappe che è necessario correggere data la variabilità nel tempo e nello spazio del campo stesso