





Il Georadar o Ground Probing Radar (GPR) è una tecnica non distruttiva basata sull’immissione di impulsi di onde elettromagnetiche ad alta frequenza (da 10 MHz a qualche GHz) nel sottosuolo e sulla ricezione degli echi radar riflessi da eventuali superfici di discontinuità.
Il GPR è un metodo non invasivo e speditivo apprezzato, soprattutto per la sua alta risoluzione spaziale, nelle applicazioni archeologiche e stratigrafiche, nell’individuazione di faglie e fratture, nella stima del contenuto d’acqua dei suoli, nella stima dei parametri idrogeologici, nell’individuazione di strutture sepolte in grado di controllare i flussi idrici sotterranei. Nell’ingegneria civile il GPR è utile per la diagnosi di fondazioni, per l’individuazione di tubature, cavità naturali o artificiali in ambienti urbani, sottoservizi, per l’individuazione d’infiltrazioni d’acqua.
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La produzione di dati ad altissima risoluzione non è di per sé sinonimo di alta qualità dei dati GPR. Questa è, semmai, legata alla capacità dell’operatore, supportata dalla conoscenza dei complessi fenomeni che determinano e guidano la propagazione delle onde elettromagnetiche nel sottosuolo, di selezionare il tipo di antenna, di definire le modalità di acquisizione e le impostazioni dell’apparato di acquisizione in base alle caratteristiche elettriche, dielettriche ed idrogeologiche del sito in esame. Benché il GPR sia una delle poche tecniche diagnostiche in grado di fornire il dato in tempo reale, l’estrazione di informazioni può essere aumentata e migliorata attraverso la fase di processing che può rivestire, nella produzione di un dato qualitativamente accettabile, un ruolo pari, se non superiore, alla fase di acquisizione.